Nel nostro lavoro arriva sempre il fatidico momento in cui dobbiamo indagare le ragioni che hanno spinto un candidato a rispondere ad una nostra richiesta di contatto o ad un annuncio.
Tuttavia, quando sentiamo di aver incontrato la persona giusta e vogliamo assolutamente coinvolgerla nella selezione, l’entusiasmo ci potrebbe spingere a non prestare la giusta attenzione sulle reali motivazioni che la possono spingere ad un cambiamento.
Soffermarsi sulle reali aspettative economiche è sicuramente importante, ma non è l’unico aspetto da prendere in considerazione e nemmeno quello discriminante in molti casi.
È invece fondamentale capire come il candidato si senta rispetto a un cambiamento quando entra in contatto con noi. È dunque effettivamente pronto ad uscire dalla sua “comfort zone” nel giro di poche settimane?
Per definizione infatti, un cambiamento genera sempre una situazione di stress o di emotività che non sempre si è preparati a gestire al meglio in tutte le fasi della vita.
È importante poi concentrarsi sulle reali aspettative professionali della persona, su cosa si aspetti esattamente dal ruolo o dalla nuova azienda in termini di responsabilità e di autonomia.
Non bisogna nemmeno sottovalutare il peso attribuito al work-life balance. Spesso diamo poca importanza a questo aspetto quando i candidati insistono sui concetti di smart-working o di home office. Questi però sono benefit a tutti gli effetti, ai quali molti non sono più disposti a rinunciare.
Infine, è sicuramente utile ripercorrere le motivazioni che hanno determinato i vari passaggi da un’azienda all’altra per capire se vi siano delle reali ragioni o se semplicemente si stia “scappando” da insuccessi o situazione sfidanti.
Ovviamente, affinché queste esplorazioni siano efficaci, è necessario che anche i candidati si mostrino collaborativi e che non sottovalutino questo aspetto. Un colloquio è un’occasione di confronto reciproco in cui esprimere apertamente e senza “paura” le proprie aspettative.
Il consiglio a chi affronta un colloquio, quindi, è di farsi trovare preparati e disponibili su questi argomenti, perché non porteremmo avanti una candidatura se esistessero delle perplessità sulle reali motivazioni al cambiamento, anche in caso di piena convinzione sulle competenze.
Vale quindi la pena investire qualche minuto in più durante il colloquio piuttosto che non trovare un accordo proprio nelle fasi clou della selezione.
L’importante è avere un approccio critico, onesto e trasparente e condividere con l’head hunter il proprio progetto di carriera.
Mattia Bovi