La paura delle nuove generazioni.
Un tema che esiste da sempre.
Corsi e ricorsi storici riguardanti la presunta inadeguatezza di chi ci seguirà.
Il tema è annoso. Da sempre si parla dell’inadeguatezza delle nuove generazioni.
Da curioso osservatore del prossimo (pecca insita in ogni buon Head Hunter), mi capita spesso di ascoltare discussioni più o meno accese riguardanti la generazione dei “Millennials” o addirittura verso la “Generazione Z”. Spesso queste digressioni riguardano la preparazione di questi individui a diventare o meno i manager del futuro. Solitamente, ci sono due fazioni distinte: chi vede nelle nuove generazioni figure non pronte, con una “education” scarsa e con una visione del mondo lavorativo completamente errata ed ego riferita, e chi invece crede/spera che queste generazioni siano messianiche di soluzioni innovative, di una managerialità nuova e incredibilmente performante.
Da professionista ho una mia personale opinione basata su innumerevoli incontri e colloqui con rappresentanti di queste generazioni. Sono fortemente convinto che ogni individuo, seppur figlio di una generazione, a livello lavorativo, di scolarità e di esperienze professionali, sia poco inquadrabile all’interno di una generalizzazione. Seppur con spunti e similitudini inevitabili per momento storico e sociale, ogni persona e professionista è unico.
Poco tempo fa mi è capitato di visionare un video che vede il rettore dell’Istituto “la Traccia” di Bergamo, nonché scrittore appassionato di Dante e Leopardi, Franco Nembrini, che parla proprio di questo tema.
Nel video Nembrini riporta quattro citazioni riguardanti la gioventù.
Ve le ripropongo:
1: “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, si burla dell’autorità e non ha alcun rispetto degli anziani. I bambini di oggi sono dei tiranni, non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori, in una parola sono cattivi.”
2: “Non c’è più alcuna speranza per l’avvenire del nostro paese, se la gioventù di oggi prenderà il potere domani, poiché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, terribile.
3: “Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, i ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana.
4: “Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore, i giovani sono maligni e pigri, non saranno mai come la gioventù di una volta. Quelli di oggi, non saranno capaci di mantenere la nostra cultura.”
La prima è di Socrate, 470 AC. La seconda è di Esiodo, 720 AC. La terza è di un sacerdote dell’antico Egitto, 2000 AC. L’ultima, è un incisione su vaso d’argilla dell’antica Babilonia, 3000 AC.
La diffidenza nel nuovo, nel futuro e in chi lo porterà avanti è insita nell’uomo.
Sta a noi saper leggere dietro i veli, tra le righe e nei meandri delle nostre maschere.
Ogni buon Head Hunter ha il compito di leggere tra le righe di un cv, tra le esperienze di un professionista, tra i racconti di un percorso professionale e commisurare l’esperienza con l’età, le capacità, le technicality e le motivazioni e comprendere quanto queste siano aderenti o meno rispetto le necessità di un cliente per un ruolo da ricoprire, indipendentemente dalla generazione.
Marco Monti