L’essere umano si è evoluto nel tempo, affrontando continue difficoltà……discendiamo da persone che sono sopravvissute ad un’infinità di predatori, guerre, carestie, malattie e catastrofi. Molte sono le ricerche o le promesse di dottori e studiosi per eliminare lo stress, ma la storia racconta che l’uomo è costruito per conviverci quotidianamente. L’essere umano possiede un insieme di risorse ereditate dal passato, che gli consentono di resistere, adattarsi, apprendere e superare le avversità. A tal proposito uno studio racconta ad esempio che tra coloro che sono stati direttamente coinvolti negli attacchi alle Torri Gemelle, solo una piccola percentuale ha sviluppato disturbi psicologi gravi, tutti gli altri sono invece riusciti, un po’ alla volta, a ricostruirsi una vita.

La psicologia degli ultimi anni ha individuato nella resilienza e nell’antifragilità due attributi degli esseri umani, che possono essere molto funzionali e produttivi nell’affrontare cambiamenti, situazioni caotiche e ignote.

Prima di approfondire il loro significato, è fondamentale sottolineare che la loro efficacia e il loro sviluppo, hanno un punto di partenza iniziale: la modalità con cui gli individui valutano eventi stressanti.

Qual è il livello di stress sopportabile dagli individui? Nonostante molti studi a riguardo non è ancora chiaro e noto ma ciò che è invece evidente è che lo stress si sperimenta in molte situazioni che implicano cambiamenti evolutivi. Uno studio interessante di K. Mc Gonighal, psicologa della salute e docente presso la Stanford University, riportato nel suo libro “Il lato positivo dello stress”, evidenzia che lo stress può rendere più brillanti, di fatto, la valutazione cognitiva che si fa dell’evento stressante influisce su tutto l’individuo, non sempre portando un adattamento negativo. Non è pensabile ridurre o eliminare eventi inattesi e stressanti ma “ripensare” lo stile di adattamento.

Il bicchiere si può vedere mezzo pieno o mezzo vuoto, rimane sempre lo stesso, ma in base a come lo si guarda si ricavano due modelli di osservazione ed eventuali comportamenti opposti. La valutazione cognitiva che si fa di un evento determina risposte comportamentali differenti, è quindi il modo in cui gli individui interpretano il cambiamento che ne determina più o meno vulnerabilità. Non è un caso che durante questi anni di Pandemia alcune organizzazioni hanno resistito ma non si sono rinnovate, altre si sono totalmente rinnovate, altre ancora non hanno superato il momento.

Seneca sosteneva “le difficoltà rafforzano la mente” … vediamo come è possibile superarle o resistervi.

Cos’è la Resilienza?

Etimologicamente la parola “resilienza” deriva dal latino “resalio”, iterativo di “salio”, con cui gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate, probabile che il nome della qualità di chi non perde la speranza e continua a lottare contro le avversità derivi anche da qui. Il temine indica inoltre nella tecnologia metallurgia, la capacità di un metallo di resistere alle forze che vengono applicate. La parola inglese “Hardiness” identifica un concetto molto vicino a quello della resilienza psicologica e proviene dagli scritti di Susan Kobasa, che l’ha elaborata negli anni 70 a partire dalla sua esperienza di gestione dello stress nel mondo delle organizzazioni.

La resilienza rappresenta prima di tutto il contrario della fragilità, ciò che è resiliente si piega non si spezza ed è in grado di ritornare alla posizione iniziale. Il resiliente è un “araba fenice” rinasce dalle proprie ceneri uguale a prima.

La maggior parte delle ricerche mostra che la resilienza è il risultato della capacità degli individui di interagire con i loro ambienti e perseguire la propria motivazione e l’obiettivo che si sono prefissati. La resilienza psicologica è la capacità di affrontare mentalmente o emotivamente una crisi o di tornare rapidamente allo stato precedente alla crisi stessa. Esiste quando la persona utilizza “processi e comportamenti mentali per promuovere i beni personali e proteggersi dai potenziali effetti negativi dei fattori di stress”. In termini più semplici, appartiene a quelle persone che sviluppano capacità psicologiche e comportamentali che consentono loro di rimanere calmi durante le crisi, il caos e di superare l’incidente senza conseguenze negative a lungo termine. Per queste caratteristiche è generalmente considerata un “adattamento positivo”.  Quando una persona incontra uno stress qualsiasi, interrompe il suo senso di equilibrio interno ed esterno, tuttavia questo impatto può avere effetti positivi che promuovono la resilienza.

È importante notare che la resilienza non riguarda solo il superamento di una situazione profondamente stressante, ma anche l’uscita da tale situazione con “funzionamento competente”.

Gli studi dimostrano che ci sono diversi fattori che sviluppano e sostengono la resilienza di una persona:

  • capacità di fare piani realistici ed essere in grado di intraprendere i passaggi necessari per portarli a termine
  • fiducia nei propri punti di forza e capacità
  • capacità di comunicazione e risoluzione dei problemi
  • capacità di gestire impulsi e sentimenti forti

P. Trabucchi (2007), psicologo dello sport, nel suo libro “Resisto dunque sono” affronta il tema della resilienza sia in termini generali che nell’ambito dello Sport e delle Organizzazioni. Lo studioso ha incentrato molti suoi studi sull’argomento, ed ha coniato una sua definizione di resilienza psicologica che è a suo dire “la capacità di persistere nel proseguire nella realizzazione di obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli eventi negativi che si incontrano sul cammino”. Il verbo “persistere” è il fulcro della sua teoria, indica l’idea di una motivazione che rimane salda e sempre uguale a sé stessa.

Secondo Trabucchi l’individuo resiliente presenta alcune caratteristiche psicologiche inconfondibili:

  • è un “ottimista” e tende a leggere gli eventi negativi come momentanei e circoscritti
  • ritiene di possedere un ampio margine di controllo sulla propria vita e sull’ambiente che lo circonda
  • è fortemente motivato a raggiungere obiettivi che si è prefissato
  • tende a vedere i cambiamenti come una sfida e come un ‘opportunità, piuttosto che come minaccia
  • di fronte a sconfitte e frustrazione è capace di non perdere la “speranza”

Nel 2000 lo studioso ha presentato un modello per descrivere alcuni fattori tipici di personalità comuni agli atleti degli sport di endurance: il modello della “Personalità resistente”.

È un costrutto basato su quattro dimensioni che si sono evolute negli anni e sono diventate i quattro aspetti cognitivi della resilienza:

  • senso di controllo
  • tolleranza alla frustrazione
  • capacità di ristrutturazione cognitiva
  • attitudine alla speranza

Favorire uno sviluppo della resilienza psicologica rende meno redditizio il mercato degli antidepressivi, ma soprattutto fortifica nell’individuo un senso di respons-abilità volto all’azione, ad essere come la parola inglese indica “respons-ability”: capaci a far fronte a sé stesso nonostante tutto.

Nel prossimo articolo parleremo di antifragilità: non perdetevelo!

Monia Di Tommaso